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amore dall' ingegno artistico degl' Italiani in breve tempo divenne gigante. Lucca, Firenze, Venezia fra le altre città della penisola acquistarono inestimabili ricchezze e nome famoso, fabbricando drappi non colle sole sete prodotte in Italia, ma anche con quelle che gli Italiani compravano in Francia ed altrove, essendochè da essi soli si possedesse l'arte di tesserle. Contemporaneamente i commerci estendevansi, e le nostre navi cariche delle nostre manifatture solcavano tutti i mari, recandole ne' più remoti paesi, e riportandone le preziose derrate che alimentavano gli agi della vita, e il lusso di quelle età. Colla ricchezza si diffondeva il gusto delle arti belle e cresceva la potenza degli Italiani. Dopo il secolo decimosesto, questa cominciò a declinare, e l'arte della seta trasportata in altre contrade d'Europa, e segnatamente in Francia, cominciò pur essa a decadere e ad anneghittire fra noi. Così tutte le industrie, ma specialmente quella della seta, subirono uguale vicenda della nostra grandezza politica, sorgendo e tramontando insieme. Ora che più clementi destini ci governano, notiamo con gioia che l'arte della seta è risorta, e tutto annunzia che una nuova vita scorre per le vene di un popolo che dall' apice della fortuna, era caduto al più basso della miseria. Siaci dunque permesso di trarre dal risorgimeuto del setificio nella nostra patria lieti auspicii, che resasi tuttavia indipendente, riunita in un sol corpo, animata dal soffio vivificatore di libertà, riprenda in Europa quel seggio che già occupò, e sia per la valentìa delle armi, sia pel primato non mai perduto dell' arti belle, sia per senno politico e per civili ordinamenti torni in breve, qual fu, Regina delle nazioni.

Firenze, 14 novembre 1861.

Il Presidente e Relatore

S. D'ANCONA.

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29. A. R. FIORENTINO di Firenze,

specialmente per due stoffe rasate, e rigate per abiti.

30.

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MARIANO BEVILACQUA di Lucca,

per quattro stoffe per mobili e per chiesa.

31.

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GIUSEPPE LUNGHETTI e figlio di Siena,

per taluni tessuti neri per abiti.

32. GIROLAMO BELLETTI di Bologna,

33.

REGIO ALBERGO DE' POVERI di Palermo diretto

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pei loro commendevoli veli, uniti, rigati e crespi.

35. ULISSE MELLONI di Bologna,

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per tessuti di seta e lana.

36. PIETRO GALLARINI di Milano,

37. 38. 39.

PIETRO GASPARONI di Vicenza,
PIETRO RAMPOLDI di Como,

FABBRICA PRIVILEGIATA DE' NASTRI di Torino, per difficoltosissime imitazioni d'incisione in rame rappresentanti un Ecce Uomo (perfettissimo, un ritratto ed una Vergine, esibiti respettivamente dai signori Gallarini, Gasparoni e Rampoldi; e pei ritratti di S. M., e del Conte di Cavour, imitanti incisione in rame, esibiti dalla Fabbrica di Nastri di Torino.

40.

41.

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GIROLAMO TANTINI di Firenze,

ANTONIO GREFFELDER di Treviglio,

pei buoni saggi di foulards stampati per abiti e per tasca, che non lasciano altro a desiderare se non una maggiore vivacità nei colori. 42. Barone MAJORANA di Catania,

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per la bella e ben fabbricata stoffa per coperte, e per parati da letto.

Finalmente la Commissione vi proporrebbe di conferire la medaglia a titolo d'incoraggiamento ed eccitamento a proseguire in meglio, ai Signori:

43. PIATTI e Compagni, di Piacenza,

44.

AMBROGIO PEIRANO di Chiavari,

pei saggi di tessuti da loro esibiti.

45. FRANCESCO SARTI di Camerino,

pei saggi di tessuti lisci.

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pei saggi di scialli spinati.

47. ROSARIO VIOLA e PATANE di Acireale.

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pei saggi di scialli, imitazione crespo.

50. ANDREA LEVIS di Vicenza,

pei saggi di stoffe per chiesa, e mobili.

51. ANDREA GHELLI di Ravenna,

pei saggi di tessuti da carrozza.

52. ISIDORO e fratelli CAMPANA di Gandino,

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per le coperte di stracci di seta.

Oltre i summenzionati espositori la Commissione dichiara degnissimo di medaglia

53. BENVENUTO MAFFEI di Firenze,

pei bei saggi di stoffe operate, e di un ricco broccato da lui esposto. Per un riguardo di delicatezza che la Commissione ha grandemente apprezzato, l'egregio relatore della seconda sottosezione già a cagion d'onore in questo cenno ricordato, sig. Leopoldo Maffei, si astenne dal riferire su quei saggi esposti da suo figlio; ma la Commissione avendone ritrovati sommi pregi, vi chiede anche per esso la ben meritata onorifica distinzione. Ve la chiede altresì pei

54. Fratelli VARENNA di Monza,

55.

56.

57.

GIO. BATT. NICOSIA di Catania,
TACCINI e LERTORA di Milano,
AMBROGIO BINDA di Milano,

per le loro commendevoli stoffe per carrozze per Panciotti e per Cravatte, Tessuti di Seta e Cotone.

Se abbiamo creduto che fra 71 espositori 57 meritassero d'essere premiati, non vogliamo però trattenerci dal consigliare coloro che sono rimasti alquanto indietro nell' onorato arringo a volere studiare i moderni sistemi, acquistare la pratica de' nuovi processi di fabbricazione e soprattutto poi provvedersi di quelle macchine e arnesi che la scienza pone nelle mani di coloro che tendono senza posa a perfezionare i loro prodotti. Ci sia permesso rivolgere specialmente queste esortazioni ai fabbricanti delle provincie centrali e meridionali, onde i primi mercè del sentimento artistico che hanno in eredità dai loro maggiori, i se

condi mercè della portentosa feracità del suolo che abitano, possano in una futura Esposizione meritarsi al pari dei loro confratelli delle provincie settentrionali l'ambito guiderdone alle loro industrali fatiche. Al che potrebbe efficacemente contribuire l'istituzione di cattedre del setificio come quella che con tanto decoro proprio e profitto altrui cuonell' 'operosa Milano l'onorando nostro collega Professore Luigi Bossi, e noi facciamo voti ardentissimi perchè a Firenze, a Napoli e a Palermo possano coloro che si dedicano all'industria serica apprendere da un dotto nell'arte come ad essa si applichino utilmente le teorie della Chimica e della Meccanica.

pre

Resterebbe ora a parlare dei nastri e galloni e delle macchine pel setificio, che furono esaminate da due Commissioni miste, ma essendosi incaricate le Classi XVIII e VIII di proporvi respettivamente le medaglie per gli Espositori degni di premio, noi ci esimiamo dal tenerne proposito. Ci riserbiamo bensì di chiedervi fra pochi giorni le ricompense meritate dagli operai, senza il cui concorso noi non avremmo potuto vedere tanti prodotti ammirandi.

Avvertiremo concludendo che gli Espositori della Classe XIII sommarono a 484, di cui 313 furono da noi reputati degni di premio. Per taluni questo significa omaggio alla rinomanza che hanno saputo già acquistarsi e che sanno mantenere, per altri constatazione del merito di che hanno dato prova; per tutti incentivo e incoraggiamento a perseverare alacremente nell'opera intrapresa, non dimenticando mai che la Nazione intiera conta sopra di essi per l'incremento della propria prosperità, ricchezza e potenza. Se gli industriali come gli artisti italiani ebbero in questo memorando convegno attestati molteplici di plauso, se molti ne escono pregiati di un'ambita ricompensa, non debbono credere perciò d'aver raggiunto il sommo dell'arte e di poter riposarsi sopra le ben acquistate onorificenze. Una nobile gara, un formidabile confronto attende ora i nostri manifatturieri nella capitale della ricca e potente Inghilterra, e benchè possano per la maggior parte presentarvisi tranquilli e fidenti che molti dei loro prodotti non saranno negletti, nè andranno privi di lode anche in mezzo a quelli de' più industriosi popoli dei due emisferi, rammentino che ivi essi avranno molto da studiare, molto da apprendere, e che sterile sarebbe la loro presenza colà, e quella dei loro prodotti, se non si dassero cura di investigare con scrupolosa diligenza come abbiano a migliorare la industria propria, onde non debba temere la straniera concorrenza.

I setaioli italiani poi rammentino che hanno obbligo più di tutti gli altri loro confratelli industriali di sostenere la fama del loro paese, dovuta ne' tempi passati allo splendore dell' industria che essi esercitano. Il prezioso insetto trasportato in Italia or sono sette secoli vi si acclimò e prosperò come in sua propria culla, e il setificio coltivato con

amore dall'ingegno artistico degl' Italiani in breve tempo divenne gigante. Lucca, Firenze, Venezia fra le altre città della penisola acquistarono inestimabili ricchezze e nome famoso, fabbricando drappi non colle sole sete prodotte in Italia, ma anche con quelle che gli Italiani compravano in Francia ed altrove, essendochè da essi soli si possedesse l'arte di tesserle. Contemporaneamente i commerci estendevansi, e le nostre navi cariche delle nostre manifatture solcavano tutti i mari, recandole ne' più remoti paesi, e riportandone le preziose derrate che alimentavano gli agi della vita, e il lusso di quelle età. Colla ricchezza si diffondeva il gusto delle arti belle e cresceva la potenza degli Italiani. Dopo il secolo decimosesto, questa cominciò a declinare, l'arte della seta trasportata in altre contrade d'Europa, e segnatamente in Francia, cominciò pur essa a decadere e ad anneghittire fra noi. Così tutte le industrie, ma specialmente quella della seta, subirono uguale vicenda della nostra grandezza politica, sorgendo e tramontando insieme. Ora che più clementi destini ci governano, notiamo con gioia che l'arte della seta è risorta, e tutto annunzia che una nuova vita scorre per le vene di un popolo che dall' apice della fortuna, era caduto al più basso della miseria. Siaci dunque permesso di trarre dal risorgimeuto del setificio nella nostra patria lieti auspicii, che resasi tuttavia indipendente, riunita in un sol corpo, animata dal soffio vivificatore di libertà, riprenda in Europa quel seggio che già occupò, e sia per la valentia delle armi, sia pel primato non mai perduto dell' arti belle, sia per senno politico e per civili ordinamenti torni in breve, qual fu, Regina delle nazioni.

Firenze, 14 novembre 1861.

Il Presidente e Relatore

S. D'ANCONA.

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