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VI.

Eia glorificata,

Et cum Christo locata,
Sis nostra advocata,
Maria, Stella maris.

VII.

Ut a morbo pestilentiae,
Et ab omni pravo scelere
Nos defendat semper et hodie,
Maria, Stella maris.
Amen.

LAUDE AD INFIAMMARE IL CORE AL DIVINO AMORE.

Che fai qui, cuore?

Che fai qui, cuore?

Vanne al divino amore!

L'Amore, Gesu Christò,
Che dolcemente infiamma,
Fa lieto ogni cuor tristo,
Che lui sospira e brama.
Chi puramente l'ama,
Si spoglia d'ogni errore.
Che fai, &c.

Se tu ti senti afflito,
Questo è dolce conforto,
Questo è quel dolce lito,
E quel felice porto,
E qual sempre ti esorto,
Amar con gran fervore.
Che fai, &c.

Non star, cuor mio, più meco;
Se viver vuoi in pace,

Vanne a Gesu e sta seco,

Che'l mondo è si fallace

Che ormai a lui non piace,

Se non, chi è traditore.

Che fai, &c.

DD 2

Se tu stai qui in terra,
Sarà tua vita amara,
In ogni luogo è guerra
E fede e pate e rara :
Se t'è la vita cara,
Vanne al divin splendore.
Che fai, &c.

Non ti fidar d'altrui,

Che ogn' uomo è pien d'inganni.

Se tu ne vai a Lui,

Dolci saran gli affanni,

E spenderai i tuoi anni

Con merito ed onore.
Che fai, &c.

Se tu 1 trovi umilmente,
A lui mi raccomanda,
E fa, che sia fervente
A far la mia domanda,
Che sua dolcezza spanda
Sopra'l mio gran dolore.
Che fai, &c.

E quando sarai giunto,
Darai' gli un baccio santo,
Se mani e' piedi appunto.
Abbracia'l tutto quanto,
Infiammati in lui tanto
Che' 1 brami a tutte l'ore.
Che fai, &c.

Se lui la man ti prende,
Non la lassar giammai !
Chi del suo amor s'accende,
Non sente eterno guai,
E se con lui tu stai,
Tu spengi ogni timore.
Che fai, &c.

Sta con Gesu, cuor mio.
E lascia ogn' uomo gridare!
Questo è il tuo dolce Dio,
E quale tu debbi amare,
E per suo amor portare
Ogni mondan furore.

Che fai, &c.

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IV.

[Sorgi dunque, Agnel benigno,
Contra al fero Faraone!
Deh riforma il corvo in cigno,
Supplantando il gran dragone!
Sveglia omai il tuo leone
Della tua tribu di Giuda,
Ch' a sguardare e cosa cruda
Dove han posto il tuo licore.

V.

5. Benedetto sia il Pastore
Della somma ierarchia,
Iesu Cristo, nostro amore,
E la Madre santa e pia,
Che a' sedenti in tenebrìa
Han mandato uno gran luce!
E però, con viva voce

Chiaman Cristo nel lor core.

No. VII.

THE GUELPHS AND GHIBELINES.

"LE funeste fazioni che diceanse de Guelfi e de Gibellini, il nome de primi (se da) a coloro che seguivano il partito d'Ottone descendente da Principi Estensé Guelfi, de secondi a coloro che favorivan Filippo descendente dalla famiglia del Principi Gibellini. Quando poi rinnovaronsi in questo secolo stesso (13) le fatali guerre tra l'sacerdoczio é l'impero, gli stessi nuomi furono usati à distinguere i diverse partiti; e Guelfi dicevansi i seguaci de Papi, Gibellini i seguaci degli imperadori.”*

* Tiraboschi, Storia Della Letteratura Italiana, tom. iv. part 1, 8vo. Floren. 1805.

No. VIII.

ALPHONZO BORGIA, OF VALENTIA, POPE CALIXTUS THE THIRD. IN 1456, Nicholas the Fifth was succeeded by Alphonzo Borgia, of Valencia, who took the title of Calixtus the Third. This pontiff meditated great wars against the Turks, and collected vast sums to make them. Platina, in his life of this pope, tells us that "he left 115,000 pieces of gold, which he had accumulated for the maintenance of the wars, which he had it in his mind to make against the Turks."

The siege and capture of Belgrade were mainly due to the energy of his efforts throughout Christendom against the infidels. The slaughter of the Turks on that occasion attests the fierceness of the engagement. The Cardinal Capronacio, in his account of the battle to the pope, makes mention of 6000 of the infidels being destroyed, “furone da sei mila Barbare tagliati a pezzi."*

Calixtus the Third, on many matters of vital importance to religion, had the sentiments that became a pontiff in his times, and which are more than ever needed to be acted on in ours. He was of opinion that kings, and emperors, and their governments have no business to meddle in the affairs of the church.

When the king of Arragon, by his ambassador, intimated to the aged pontiff his desire to regulate the pontifical régime by his councils, and in return required to be informed on what terms his Holiness desired to be connected with his Majesty, Calixtus said to the Spanish ambassador, "Let your sovereign. govern his State, and leave me to govern the Church."

*Hist. P. Pio II., p. 430

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