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Refta il giorno, e del giorno anco il momento
Della partenza, e del ritorno infieme?
III. Il benefico Iddio volle, che ogni Ente
Il mezzo aveffe in fe d'effer felice:
Ma il bene universal fu il grande oggetto,
Ch'egli immutabilmente ebbe per fine
Nel trar dal nulla le create cofe;
Onde dagli fcambievoli bifogni
Convienfi che l'origine primiera
Della comun felicità derivi;
Benchè tanto diffimili tra loro
D' indole, d'attributi, di ftruttura
Del Mondo i numerofi abitatori
Con tal ordin fi ftanno in bella pace;
Indi Natura in lui defta, e produce
Coll' ardor fuo vivifico, e fecondo
Quello fpirto, che l'anima, e mantiene ;
Tutto di quefto ardor fente la forza,
Dilatafi egualmente in ogni parte,
E le tracce d'amore in tutto imprime.
Gli uomini, i bruti s'amano tra loro;
Pofcia fempre facendofi più forte,
Dell' un feffo per l'altro il fuoco nasce,
Che unendoli, di due ne forma un folo.
Da quefto amore un altro ne deriva:
Mentre il fangue trasfondon nella prole,
S'amano in lei qual parte di fe fteffi.
Moffa da quefto ftimolo foave
Degl' ifteffi volatili la turba
E delle belve, o timide, o feroci
Ai pargoletti, ed inesperti figli
Con ftudiofa cura aita porge;
La madre affettuofa gli alimenta,
E veglia il genitore in lor difefa.
Divengon grandi in fine? eccoli tofto
N 3

Am.

Ammaeftrati, ed agili a baftanza.
Correre al par folleciti, e feftof
Ad abitar l'aria, le felve, i campi.
L'Inftinto qui fi arrefta; e ignoti a quelli
Reftano ancora, ond' ebbero la vita,
Qual non più vifto popolo ftraniero';
Nè bifognofi di paterna cura
Effendo allor, difciogliefi quel nodo,
Che dolcemente pria gli univa infieme.
Ma (e) la debole tempra, e le fciagure

De

(e) Niuno ha mai fatto una defcrizione tanto rifles fiva, e così giudiziofamente connessa e precifa della Provvidenza Divina nel governo univerfale delle cofe Sullunari , quanto quella, che fa quì il Signor Pope dal principio di quefta terza Epiftola fino alla fine di tutto quefto Paragrafo, in cui più particolarmente ragiona degli Uomini. La giunta delle offervazioni tutte fue proprie fu quefto importantiffimo articolo fa chiaramente conofcere l'elevatezza del fuo genio e la profondità della fua dottrina. Or vadano gli empi a dire d' Iddio: Nubes latibulum ejus, & noftra non confiderat.

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Nè fi obietti, che in quefta guifa non vi farebbe più da fupporre difordine alcuno nel Mondo, lo che affolutamente detto darebbe anfa all' incredulità per un altro Jato; no, egli non ha voluto dir tanto. Se già afferì, che

Il fragile compofto

Della guafta Natura al mal c'inclina,

e fe ci fuppone in uno ftato attuale di neceffità, e dď impotenza, e ci fa bifognofi di un foccorfo fcambievole, dunque ammette non effer noi in un naturale equilibrio, per determinarfi alla virtù, o al vizio, nè in uno ftato di felicità intrinfecamente inerente in noi stesfi. Chi offerva l'ordine, che egli tiene, quando ragio na dei foli fenomeni Fifici dell'Univerfo, o degli Enti parziali, vi troverà quefti fteffi principi, che meglio rifulteranno dalla feguente annotazione.

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Degli Uomini infelici, un'imbecille
Infanzia, una vecchiezza egra, e cadente,
I vincoli, onde fon tra lor congiunti,
Le indigenze multiplici, e comuni
Del reciproco affetto fon fomento,
Ond' effi s' intereffano a vicenda,
E a vicenda foftengonfi tra loro,
Finchè il legame rendono più forte
L'esperienza, il tempo, e la Ragione.
Se da una parte il fragile compofto
Della guafta Natura al mal c'inclina,
Dall' altra la Ragione al ben ci move;
L'utile dal rifleffo avvalorato
Fa, che dal fen delle paffioni ifteffe
Tragga virtù più bella i fuoi natali;
Se l'indigenza al benefizio è fprone,
Da quefto gratitudine proviene;
E in tal guifa all'affetto naturale
Benevolenza aggiungefi più pura;
Queste foavi tenere premure
Entro del cor tenacemente impreffe
Dai padri fi propagano nei figli;
E quefti fono accoftumati appena
A tanto bella, e neceffaria legge,
Che i genitori alla vecchiezza giunti
Vengono a chieder lor fiacchi, e languenti
Quell'ifteffo amorevole foccorfo,

Ch' effi lor diero già nei più verdi anni;
Memore il figlio allor di quella erade
Sin dentro all'avvenire il guardo fpinge,
Confola il padre, e quel riftor gli porge,
Che decrepito anch'egli un giorno attende.
o che fi fpera,
Così il ben, che fi ottiene
Ci tiene avvinti in armonia concorde,
E quindi ancor con ordine ftupendo

N 4

L'uni.

L'univerfal felicità refulta,

Che per tante cagioni, e sì diverse, Con dolce forza a procurar fiam tratti. IV. Penfate (ƒ) voi, che l'Uom formato appena,

Di

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(f) Le ftravaganze, che fi leggono iu alcuni degli Autori Pagani fopra il primitivo ftato degli Uomini, e le quali hanno dato luogo a varj delirj degli Epicurei più moderni, non furono mai del gufto dei buoni Filofofi; come che fondate fopra fogni, e non sopra la verità. Il Signor Pope parimente fa quì a lungo un ben circoftanziato dettaglio di quei remotiffimi tempi e non folo non aderifce ai penfamenti di Lucrezio, di Orazio, ed altri fpacciatori di favole; ma s'uniforma a quanto infegnano le Sacre Carte, e fu la caduta del primo Uomo, e fu i mali di vario genere, che indi ne provennero nel medefimo, e fucceffivamente in tutto il Genere Umano, facendoci eziandio con una narrazione elegante, e veridica ravvifare diftintamente, qual foffe lo ftato del Mondo d' allora, prima, e dopo quella grand' Epoca. E' vero, che egli conduce il filo di queta fua defcrizione con frammifchiarvi dell'invenzione, e degli epifodi, fervendofi in ciò di una libertà, che non dee nei Poeti redarguirfi, purchè non ecceda; ma quaJunque ornamento che egli vi aggiunga, egli non fi fcofta mai dalle tracce, che dee premere un Autore giudiziofo, e infieme Cattolico.

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Egli comincia dalla depravazione della Natura per la perdita fatta dell'Innocenza. Paffa poi a defcriverci il Governo dei Patriarchi. Le Società Civili non erano ancora formate; ma fi manteneva il Genere Umano divifo in particolari Famiglie colle Leggi generali della Società, della Natura, e della Ragione ; e quefta economía politica di Famiglia fu poi il modello dei Governi regolati Civili, e delle Monarchie particolarmente. Certamente che vi erano ancora gli fcellerati, ed i prepotenti, quali appunto nelle Sacre Carte ci fi dipin gono i defcendenti di Caino, i Giganti, e quelli, che fon ivi appellati figli degli Uomini, ed i superbi edifi

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catori della Torre di Babel Ognuno conofce quanto bene abbia qui faputo il noftro Autore collegare l'irrefragabili verità dell' Iftoria Sacra con tutto quello, che di più probabile, e di più verifimile trova su questi Articoli anco nell' Iftoria Profana.

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che fi ammi

che

Che diverfità di penfare è mai questa ra quì nel noftro Scrittore da quella di coloro, infulfamente afferivano, che la Terra era la madre comune di tutti gli Uomini, in quella guifa appunto, che dei vegetabili e dei minerali. I Poeti particolarmente ne avevano aggiunte a quella Ipotefi delle altre di lor capriccio non meno ftravaganti, ed infostenibili I primi Uomini a fenfo loro non erano, che una mandra di pecore muta, e fchifofa, che contendevano continuamente coi pugni, e coi calci tra loro, per giugnere al poffedimento di qualche bene, a cui tutti in comune afpiravano. Non vi era verun principio, da cui foffero guidati, di onestà, e di giustizia. I matrimonj non erano altro, che un concubito vago, e fi formava. no, e fi fcioglievano, conforme l'appetito era o fazio, o famelico.

Pofti tali principi, che appena converrebbero agli Ottentotti, ed agli Irochef, non era difficile il trarne tutte quelle confeguenze, che effi poi ne deducevano full' imperfezione dello ftato della Natura, e fulla fondazione dei Governi Civili, quali negli ultimi tempi hanno fervito di modello ad Obbes al Bayle, ed a Locke nelle cenfure fatte da loro fulla Natura, Dotti ben rote, confondendo l' abufo, e l'abito pravo coi dettami della Ragione, e della Legge Naturale, nè facendo veruna diftinzione tra alcuni cafi, e coftumi par ticolari, ed il generale degli Enti ragionevoli. Al Bayle fa gran fpecie il cafo di un Uomo educato tra gli

ai

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