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polate città come è la nostra Firenze, che ne scarseggia. Della quale specie di ornato e di molti altri atti ad abbellire le città, e della loro applicazione, distribuzione ed usi, vi tenne discorso in genere il Sig. Gio. Bettoni (a); mentre più particolarmente il già accademico Giuliano Corsi vi parlò (6) dell' abbellimento congiunto coll'utile, che resulta dai ponti di fil di ferro sospesi, descrivendovi quello di Ginevra, ed augurandosi che anche fra noi sarebbero stati introdotti. Lo che è pur avvenuto, mentre ora ne abbiamo uno sull'Ombrone al Poggio a Cajano, due finiti nel 1837 sull'Arno nei due punti opposti al di fuori della nostra Firenze, ed uno a catene di ferro sulla Cecina (c); i quali tutti per la loro leggerezza e sveltezza, sono da considerarsi come dei più eleganti ornamenti che possa avere una città. E certo che in Toscana molte facilitazioni vi sono per questi abbellimenti ed ornamenti pubblici, atteso le molte cave di marmi di ogni genere, parte da antico tempo conosciute, parte da pochi anni scavate; le quali ne offrono dei bianchi, dei bigi, dei gialli, dei rossi, dei venati, dei misti, dei brecciati ec. come sono quelli di Seravezza, dell'Elba, di Monterotondo, di Campiglia, dei Monti della Gherardesca, di Montarrenti, di Frosini, di Montalcino, di Gerfalco, di Siena e di altrove (d). A questi

(a) Adunanza del di 27. Febbraio 1831.
(b) Adunanza del dì 30. Giugno 1822.
(c) Ved. Giorn. Agr. Toscano T. 9. p.471. T. 10. p. 256.
(d) Vedasi per i diversi marmi della Toscana il Dizionario stori-

co geografico ec. del Sig. Emanuelle Repetti Tom. 1. pag. 625.

si uniscano i diaspri di Barga e di Monteverdi, gli alabastri orientali di Castel nuovo dell'Abate incominciati a scavarsi nel 1823, e gli alabastri comuni bianchissimi, ed anche colorati, trovati di recente a Limone presso Livorno, alla Castellina Marittima ed a Rosignano, per soprappiù a quelli bellissimi di Volterra. E sebbene questi alabastri più che ad ornato degli edifizi (pei quali sono preferiti i marmi) siano invece impiegati per oggetti di lusso e di decorazione nell'interno delle stanze e degli appartamenti, tuttavolta grande è il traffico dei lavori che se ne fanno, e che costituiscono un genere di Scultura esclusivamente patrio, esercitato a perfezione da molti abili artisti in Volterra, in Firenze ed in Livorno, quantunque ai giorni d'oggi un poco meno in voga per il volger della moda. La quale richiamando invece altri generi di mobilia del gusto antico, ha dato nuova vita in questi tempi presenti all'arte dell'intarsiatore in legno, così bene eseguita dai nostri maggiori. Vedemmo in fatti all'esposizione pubblica del 1837 nell' I. e R. Accademia delle Belle Arti, un superbo tavolino di maestrevole lavoro, eseguito dal Sig. Luigi Falcini, con intarsi finissimi e delicatissimi di legno bianco nel fondo nero; genere di lavoro in cui parimente riesce abilissimo il Sig. Egisto Martini. Come pure nelle stesse pubbliche esposizioni della sopraddetta Accademia degli anni 1836 e 1837 avemmo luogo di compiacerci per i lavori dell'abile. Sig. Bernardini di Livorno, consistenti in alcune colonnette d' ebano spirali, per oggetti di mobilia, lavorate in una nuova maniera, con gusto e precisione grandissima.

Fra gli oggetti di mobilia presentati a queste nostre adunanze, poichè di essi ora cade in acconcio parlare, dobbiamo ricordarci dell' ingegnosa tavola circolare da pranzo per dodici persone, immaginata dal Sig. Giuseppe Benvenuti, che ce ne fece vedere il modello (a), nella quale mediante alcune aste e congegni corrispondenti a ciaschedun convitato, e situati al di sotto del di lei piano, se ne poteva far girare un altro egualmente circolare più piccolo posto nel mezzo, su cui stando situate le varie pietanze, ognuno era in caso di potersi servire da per se. Le sedie coi piani ed appoggi fatti, dei così detti giunchi marini sfesi ed intessuti, di cui anticamente facevasi uso, furono ripristinate dal Sig. Benedetto Corsini, il quale ritrovò il mezzo di sfendere detti giunchi per poi intesserli, come vi dimostrò (b). Vedemmo pure alle nostre adunanze (c) presentata dal Sig. Carlo Cecchi magnano a Limite, una cassa a dieci segreti hen combinati, i quali rendevano impossibile la di lei apertura a chi non conoscesse il modo di fare agire quei predetti segreti. Era gli ingegnosi ritrovati meccanici son pur da annoverarsi le persiane del Palazzo Niccolini in via dei Servi, e della Casa Martinengo in via del Ciliegio, immagi

(a) Adunanze del dì 29 Giugno e 27 Luglio 1834.

(b) Adunanza del di 25 Luglio 1819.

(c) Adunanza del di 28. Maggio 1836.

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nate ed eseguite dai fratelli Sigg. Giovanni e Luigi Socci, le quali si possono aprire e serrare, abbenchè vi siano le inferriate solite tenersi alle finestre dei piani terreni, che sembrerebbero prima vista dover impedire il passaggio delle persiane medesime; del che vi dette estesa e circostanziata descrizione il fu Matematico Pietro Ferroni (a). Abbiamo pure da ricordare fra gli oggetti di mobilia, gli eccellenti piano forti che si fabbricano alla Piazza presso S. Donato in Poggio nel Chianti dal Sig. Michele Angiolo Ducci, i quali per finitezza di lavoro e per dolcezza d'armonia nulla hanno da invidiare ai migliori fabbricati in Germania. A corredo dei quali dobbiamo pur anche rammentare il voltafacce da musica, che il Sig. Giacomo Tedesco immaginò e a voi fece vedere (b), applicabile appunto ai pianoforti per voltar le carte della musica da per se col mezzo di un pedale, e ben diverso da quello di Puyroche di Ginevra brevettato a Parigi nel 1823 (c); non meno che il metronomo o misuratore del tempo musicale, che immaginò il Sig. Filippo Manetti orologiaro, e che per la sua semplicità ed esattezza meritò il vostro applauso (d), e di essere considerato assai più perfetto di altro simile istromento, fatto vedere a queste stesse adunanze anteriormente, venuto da Vienna. Qual me

(a) Adunanza del di 23 Febbraio 1823. (b) Adunanza del di 26 Febbraio. 1826. (c) Ved. Brevets d'invent. T. 17. p.26.

tronomo del Sig. Manetti differisce eziandio assai da quello inventato dal Malzel Americano, brevettato in Francia e posteriormente migliorato (a).

Ad un complesso così numeroso di industrie le quali giornalmente vanno acquistando perfezionamenti sempre maggiori, noi dobbiamo aggiungere molte altre manifatture, che stabilite da molti anni, formano ciascheduna un ramo di lucroso commercio per la Toscana. Troppo vi vorrebbe a dire dei singoli traffici, i quali dall'altro canto esercitati da qualche tempo, sono ben noti, e qui ora mi contenterò di rammentare soltanto i miglioramenti che sono stati fatti in molte fabbriche, e fra queste primieramente in quelle di terraglie e di maioliche, tanto in Firenze che altrove, per l'impasto delle terre, per le vernici, non meno che per le pitture a stampa, come quelle sulle terraglie così dette all' inglese, da pochi anni incominciate a praticarsi, specialmente nella fabbrica Ginori a Doccia.

Le stecche di balena per ombrelli e per altri usi, non si sapevano ridurre dal loro stato greggio, e perciò si solevano per l'addietro mandare a prepararsi in Inghilterra, da dove di bel nuovo si ricevevano acconce agli usi cui son applicabili, e ridotte in mazzi assortiti. Vincenzio Mazzoni, quello stesso che introdusse in Toscana la fabbricazione dei berretti alla Levantina, trovò il mezzo di ridurre le predette stecche, e così introducen

(a) Questo metronomo di Malzel fu pubblicato nei Brev. d'invent. Tom. 9. pag. 15. ed il perfezionamento fattovi nel Tom. 28. pag. 80.

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