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Allegato N. 1.

Relazione sui giudizi emessi dalla Commissione dei Giurati
sulle armi a tutto settembre 1861.

AGLI ONOREVOLI MEMBRI

DELLA COMMISSIONE REALE

ALL' ESPOSIZIONE ITALIANA.

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Nel sottoporre all' illuminato criterio delle Signorie Vostre il resultato degli studii, e delle osservazioni fatte nell' esame delle armi, e macchine ad uso di guerra, che furono presentate all' Esposizione, io mi farò lecito di premettere un breve cenno sui progressi e miglioramenti che si andarono mano mano introducendo nelle armi da fuoco, onde porvi sott'occhio la parte che v'ebbero gl' Italiani, e provarvi, che, se in questa prima splendida ed insperata mostra de' suoi prodotti naturali ed industriali, l'Italia non è militarmente rappresentata come si conviene ad una Nazione bellicosa per tradizioni e per istinto, v' ha tutto a sperare però che, ricongiunte appena le disperse membra, e rimarginate le secolari ferite, riprenderà, anche nei fasti della guerra, il posto, che le compete tra le grandi nazioni; e l'industria delle armi, già fiorente in parecchie provincie dello Stato, ritornerà all' antico splendore.

I progressi della scienza e dell'arte della guerra, camminar debbono di pari passo con la civiltà. Invero tirare in guerra nel minor tempo il maggior numero possibile di colpi: dare a questi colpi una portata, un' aggiustatezza e quindi un' efficacia maggiore, vale quanto decidere più presto della sorte delle battaglie; vale quanto risparmiare del sangue umano.

Prima dell' invenzione della polvere, uomini e cavalli marciavano in guerra, corazzati di ferro. I combattenti erano ridotti allo stato di macchine, di carri, di torri. Gli scontri sul campo di battaglia non erano che un terribile cozzo di masse di ferro, automatiche ed inerti, ed il

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sole spariva dall'orizzonte, lasciando spesso incerto l'esito delle battaglie. Ma ecco che l' introduzione in guerra di quel formidabile agente di distruzione trae seco la scoperta e l'impiego delle armi da fuoco. Ecco agli urti corpo a corpo succedere sistemi di attacco e di difesa, men barbari e meno sanguinosi.

A poco a poco i tubi di ferri primitivi vengono trasformati in armi rigate, ed eccovi il soldato d' automa trasmutato in essere intelligente, che tanto più coraggiosamente sa combattere e morire, quanto più ha fiducia nella potenza delle sue armi.

Nè qui si arresteranno i benefizi che la civiltà ed il progresso arrecar debbono all' arte del guerreggiare; chè ove pongasi mente al simultaneo, ed efficace concorso del vapore, e dell' elettricità, che tanto giovano al trasporto ed all' impiego degli eserciti, si può ben anco sperare, che verrà un giorno, in cui gli uomini possederanno mezzi di distruzione così facili e così pronti, che rinunzieranno a farsi la guerra, e la riputeranno cosa mostruosa ed indegna di popoli civili.

Premesso così come l'accrescere, il migliorare in guerra, i mezzi di attacco e di difesa, mentre fornisce l'unico mezzo materiale e possibile di tutelare e difendere i proprii diritti dall' altrui ambizione o prepotenza, è opera ad un tempo saggia ed umanitaria, passerò a dire rapidamente quanta parte abbiano avuto gli Italiani nella soluzione di questa importantissima questione.

Come l'invenzione della polvere trasse alla scoperta dei tubi di ferro; così l'impiego in guerra delle armi da fuoco liscie condusse alla scoperta delle armi rigate.

La rigatura delle armi non è cosa nuova, e si fà risalire sino al 1500;. alcuni la vogliono per anco attribuire al caso, e pretendono, che le prime righe siano state prodotte nelle armi da fuoco dallo sfregamento delle pesanti bacchette di ferro allora in uso.

Comunque, sta di fatto, che le righe si fecero dapprima rette e parallele. Si riconobbe subito, è vero, qualche vantaggio nella maggior portata, ed esattezza di tiro delle armi rigate, ma non si aveva allora verun' idea esatta sulla natura e sulla forma della traiettoria. E devesi ad un Italiano, all' ingegnere Tartaglia, il primo passo fatto della balistica dei proietti lanciati nelle armi da fuoco, che Egli primo riconobbe, e dichiarò essere la traiettoria una linea curva e continua.

Dopo Tartaglia, Galileo nostro dimostrava, che quella curva era una parabola ad asse verticale; sebbene non considerasse Egli, che la resistenza dell' aria, tanto maggiormente quanto è più grande la velocità del proietto, alteri il suo muovimento iniziale, deviandolo dalla forma parabolica.

Più tardi poi, verso la metà dello scorso secolo Lagrangia, altra gloria italiana, faceva nuove ricerche sul movimento dei proiettili nei

mezzi resistenti, sicchè si può ben osservare, che in Italia furono get. tate le prime basi della balistica dei proiettili nelle armi da fuoco.

Nè per vicissitudine o tristizia di tempo impallidì la scintilla del genio italiano, che i moderni scienziati calcano con profitto le orme degli antichi.

Ultimamente infatti, se non assolutamente il primo, certo tra i primi ad esporre la balistica dei proiettili allungati, lanciati con le armi da fuoco rigate, fu il conte di S. Robert, già colonnello di artiglieria nell'antica armata piemontese, favorevolmente conosciuto in Europa per altri suoi scritti sulle cose d'artiglieria, il quale pubblicava in proposito una pregevolissima Memoria, che venne accolta con plauso da quanti amano il progresso della scienza nelle cose di guerra.

Se ora dal campo astratto delle considerazioni scientifiche passiamo alla teoria dei fatti, dalla scienza all'arte della guerra, troviamo ancora che in Italia vennero adoperate le prime armi da fuoco.

Invero, sebbene sia difficile di constatare l'epoca e l'origine di questa scoperta, che rimonta al XIV secolo, risulta però, che sin dal principio di quel secolo trovavansi in Italia i soldati armati di archibugio, chè con tal nome chiamavansi le prime armi da fuoco adoperate in guerra.

Io non terrò qui dietro ai successivi progressi e miglioramenti, che vennero mano mano introducendosi nell'apparecchio è nell'uso delle armi da guerra. Solo mi limiterò a dire della più grande scoperta che dopo la invenzione della polvere sia stata fatta nelle cosè militari, dell'introduzione cioè negli usi di guerra dei cannoni rigati, chè anche questa è opera d' un italiano, dell' illustre generale Cavalli.

Infatti è verità incontrastabile, che le esperienze sui cannoni rigati non datano in Francia che dal 1852; e niuno ignora quanto la Francia abbia sempre preceduto le altre nazioni d' Europa nella pratica applicazione delle idee nuove, relativamente alle cose di guerra; fu la prima sempre a mettere a profitto siffatto genere di scoperte, come la prima a produrre sul campo di battaglia l'uso delle artiglierie rigate.

Ora il generale Cavalli cominciò ben prima di quell'epoca ad occuparsi di questo importantissimo problema, e, quando in Francia si cominciavano appena gli studi sulle armi rigate, anche portatili (1842), egli aveva di già immaginato, esperimentato, ed era prossimo ad attuare il suo sistema di cannoni, caricantisi per la culatta, e rigati a due scannellature elicoidali, le quali servono di guida al proiettile, di ferro esso pure, come il cannone, e munito di due alette dello stesso metallo; per modo, che il movimento di rotazione si ottiene senza forzamento.

Sin dal 1846 furono fuse in Svezia, sotto la direzione dell' inventore, parecchie di queste bocche da fuoco; ed i favorevolissimi risultati che se n'ebbero, in Isvezia come in Inghilterra, dove il Generale fa

ceva esperienze co' suoi cannoni, furono il segnale di quella lotta, in cui da parecchi anni si agita l' Europa, per innovare i suoi sistemi di artiglieria.

Devesi dunque al generale Cavalli, se l'artiglieria ha potuto ri. prendere in guerra la preponderanza, che parevale tolta dall' introduzione delle armi portatili rigate.

Il generale Cavalli è adunque il vero inventore dei cannoni rigati; e tutti i sistemi d'artiglierie rigate, che vennero dappoi esperimentati od adottati dalle varie potenze, d' Europa, non sono che un' emanazione, diretta od indiretta, del sistema Cavalli. La rigatura stessa dei cannoni, alla foggia francese, non costituisce veramente un sistema di artiglierie rigate, ma piuttosto un modo di applicare ai cannoni di bronzo la rigatura, senza deteriorarli coll' attrito di due metalli di durezza differente.

Per chi ora voglia considerare l'importanza, che tutta Europa attribuisce all'introduzione di queste formidabili macchine da guerra: per chi ricordi che gli Austriaci trassero in trionfo per le contrade di Vienna il primo cannone rigato che cadesse loro in mano, e che era stato tolto ai Francesi nella battaglia di Magenta; rimane fuor di dubbio, che questa scoperta è destinata ad arrecare nell'arte della guerra una rivoluzione altrettanto imperiosa ed assoluta, quanto l'invenzione della polvere e, grazie alle grandi portate, all' aggiustatezza ed efficacia di tiro delle artiglierie rigate, dovrà la fortificazione cambiare i suoi tracciati, la tattica le sue linee, le sue manovre, i suoi ordini di battaglia. M'asterrò qui dal trattare del merito intrinseco del sistema Cavalli, che il mio modo di vedere potrebbe forse sembrare l'espressione di una opinione individuale, anzichè l' eco del giudizio emesso in proposito dagli specialisti.

Mi limiterò pertanto a citare, senza tema di essere contradetto, dei fatti ed esporrò come con queste artiglierie, alla direzione delle quali ebbi l'onore di essere preposto all'assedio di Gaeta :

1° S' ottennero per la prima volta, a 6 mila e più metri di distanza, risultati di tiro oltre ogni dire soddisfacenti.

2o a 900 e più metri di distanza s'impiantò, anche per la prima volta una batteria corazzata di ferro, tirando in breccia con tutta efficaccia ed esattezza di tiro.

Questi fatti nuovi ed inauditi nei fasti militari, appartengono ora mai alla storia.

La Commissione pertanto, mentre ammirava il cannone rigato, e caricantesi per la culatta, d'invenzione del generale Cavalli, era tratta altresì a considerare un altro prodotto, non meno pregievole ed importante dello stesso inventore, l'affusto da campagna M. 1844, in uso presso l'artiglieria italiana il cui pregio incontrastabile di semplicità, di comodità e di resistenza ha ricevuto ora mai la pratica sanzione dell'esperienza in guerra.

Per le su espresse considerazioni la Commissione, riconoscendo nel sullodato Generale l'unico espositore, il quale abbia prodotto armi ed attrezzi da guerra d'incontrastabile pregio ed utilità, e di propria invenzione, conferisce la prima medaglia

83. Al generale CAVALLI,

siccome il primo, ed il più meritevole di tutti.

L'attenzione della Commissione veniva in seguito attirata dal completo e pregevole assortimento d'armi da fuoco ed armi bianche, di macchine ec. esposte dall' arsenale di Torino e Stabilimenti regii dal medesimo dipendenti, quali la fonderia la fabbrica d'armi ed il laboratorio artificieri di Torino, e la fabbrica d'armi di Brescia. E mentre apprezzava la bontà e la finitezza delle armi, specialmente da fuoco, e la perfetta esecuzione delle macchine, rivolgeva particolarmente i suoi sguardi sulla statua di Balilla, e sul medaglione rappre sentante la venerata effigie di Vittorio Emanuele, entrambi in bronzo, e fusi alla fonderia di Torino; e senza volerli giudicare come oggetti d'arte, che come tali eziandio le sembrerebbero molto pregievoli, limitavasi a considerarli come semplici saggi di fusione, e come tali riputavali commendevolissimi.

Per queste ragioni pertanto la Commissione deliberava la seconda medaglia doversi conferire

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In seguito prendevasi a considerare la bella mostra d'armi da caccia, ed anche da guerra, prodotta dalla fabbrica sociale Micheloni, Pa. ris, Premoli, e Sabati di Brescia, e mentre ravvisavasi in quella i germi di futura grandezza di quell' importante ramo d'industria, che già fiorente nella provincia bresciana, veniva dal Governo austriaco, pressochè annichilato e distrutto, rimarcavasi poi, con vera soddisfazione, il grado di perfezionamento e di bontà, specialmente delle canne che in brevissimo volgere di tempo seppe raggiungere quello stabilimento, e che poi anzi ancora, invidiavasi alle fabbriche estere.

Osservavasi eziandio come la moderazione nei prezzi lasci sperare, che quella fabbrica sarà quanto prima in grado di sostenere la concorrenza delle fabbriche estere, a decoro e vantaggio dell' industria nazionale.

Oltracciò sentivasi la Commissione spinta ad accordare a quegli industriali un segno d'incoraggiamento, siccome quelli che i primi rialzarono l'industria delle armi nel bresciano dall' inerzia ed all' impotenza, cui l'aveva ridotto la tristizia del cessato governo, sollevando al grado di vera fabbrica d'armi il loro stabilimento.

Invero, mentre ancora due anni or sono fabbricavansi annualmente in Brescia poche armi da caccia, la produzione crebbe ora a tale

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