Pagina-afbeeldingen
PDF
ePub
[ocr errors][ocr errors][merged small]

ALLA

COMMISSIONE REALE

PER LA

ESPOSIZIONE ITALIANA

1861.

ONOREVOLI SIGNORI.

Il Consiglio de' Giurati della Classe IV (Meccanica agraria) che con la massima cura e con ogni più dettagliato studio ha preso ad esame gli oggetti sottoposti al di lui giudizio si fa premura d'indicare alle SS. VV. coloro tra gli Esponenti che esso, per ora ha giudicati degni

di premio.

La natura degli studi e li esperimenti che n'erano il compimento, hanno reso oltremodo laborioso l'ufficio del Consiglio, e questa la causa che riuscisse impossibile riferirne prima d'ora il giudizio.

ין

Il Consiglio de' Giurati di questa Classe si divise in quattro Sezioni per esame, la prima delle macchine ed istrumenti da lavorare la terra, la seconda delle macchine ed arnesi da tagliare, la terza delle macchine ed arnesi destinati alla manipolazione dei prodotti agrari, la quarta delle macchine, istrumenti ed apparecchi non compresi nelle sopracitate tre categorie.

Sulla proposizione delle singole Sotto-commissioni emise il Consiglio de' Giurati i suoi giudizi che vengono così come seguono succintamente esposti.

SEZIONE PRIMA.

ARNESI DA LAVORARE LA TERRA.

L'esame, l'esperimento delle macchine e degli arnesi da lavorare la terra hanno offerto, come ben può calcolarsi, somma difficoltà per

trarne un giudizio abbastanza sicuro. Destinati a terreni di natura svariatissima per costituzione naturale e per giacitura, la necessità di esperimentarli in una sola località, la stagione in cui siamo, la durezza straordinaria della terra e perfino il sopraggiungere a operazioni di confronto, a mezzo fatte, improvvisa, breve ma abbondante pioggia, sono stati altrettanti scogli da farci cauti di non cadere in errori.

Ferma però la Classe ne' dettami certi della scienza, guidata dai precetti dell'arte e dai resultati della pratica applicazione, si condusse nel suo esame con savia critica e scevra di prevenzione

Destinato l'aratro a squarciare e rovesciare lo strato arativo della terra de' campi, onde porla nel miglior modo possibile in contatto degli agenti atmosferici, niuno si fermò a discutere dell' aratro virgiliano, ma prese le mosse dal rinnuovamento della scienza agraria con l'aratro dell' immortale Dombasle impropriamente chiamate coltro nella provincia toscana. Ma questo istrumento era forse perfetto? No! Matteo di Dombasle sentì che avrebbe portata una immensa rivoluzione nella scienza e nell'arte agraria, ma egli dovè contentarsi di dare al suo istrumento una forma basata non sopra principii rigorosamente scientifici, ma sopra il resultato pratico di perseveranti osservazioni.

Importato quell' aratro tra noi, due illustri Italiani dal dominio della pratica lo trasportavano, per migliorarlo, in quello della scienza, e fu dall'un di essi scoperta e dimostrata la teoria geometrica delle sue forme; dall' altro data la dimostrazione matematica che la sola figura elicoidale può sodisfare completamente a ciò che la pratica esige.

Ma non sempre la scienza utilmente e positivamente alla pratica corrisponde, e la grande varietà di questi istrumenti usciti da un grande numero di officine sparse in ogni porto della penisola, e adottate come buone ponevano in grave dubbio la Classe nello affermare un principio. Però le conclusioni finali di matura discussione furono che la figura elicoidale dell' orecchio dell'aratro è la sola che possa dare col minor sforzo i miglior lavoro, e che ogni altra doveva dirsi imperfetta.

Formato questo principio e portato esame sulle costruzione degli istrumenti presentati, vidde la Classe con compiacenza che la massima parte offrivano una solidità, una certa eleganza e la massima leggerezza. Un tale esame ha dimostrato il notabile progresso fatto dall'agricoltura italiana con l'adozione de' migliori modelli per gli strumenti aratorii; e la perizia alla quale sono giunti gli artefici nostri nella lavorazione del ferro, divenuto quasi può dirsi d'uso comune nella fabbricazione di tali strumenti.

Non pertanto non mancano a questa mostra gli aratri di legno con forme più o meno primitive, sufficienti forse ai bisogni de' coltivatori che li adoperano, insufficienti certo all' incremento della agricoltura; ciò che rivela, che il progresso agricola non si è per molte provincie d'Ita

lia abbastanza diffuso, ma che giova sperare che nelle nuove condizioni fatte alla penisola si vedranno ben presto con lodevole emulazione ridotti a forme più razionali, e forse del tutto abbandonati.

Portati quelli arnesi sul campo degli esperimenti e sottoposti nella unica località assegnata a quella prova migliore che le condizioni della arida terra comportavano, tenuto conto della profondità e larghezza del solco aperto, del rovesciamento della terra sollevata e dello sforzo occasionato, ebbesi la soddisfazione di vedere i dati della scienza con sufficiente approssimazione confermati dalla pratica: ma si sentì in pari tempo la necessità, per avere de' dati di confronto sui quali fondare un preciso giudizio, di dividerli in categorie.

Ritenuto l'aratro universale come un universale desiderio, da rimanere forse sempre tra i sogni più o meno brillanti di fervide immaginazioni, la Classe confrontò gli istrumenti aratorii tra loro: 1o quelli destinati al lavoro delle terre forti; 2' quelli destinati al lavoro delle terre mediane; 3° quelli destinati per le terre sciolte e sottili: e poichè non a caso si sono introdotte alcune modificazioni nella curva geometrica dell' orecchio, riunì quelli di forma elicoidale perfetta per quanto più o meno allungata, come quella che serve al miglior sollevamento e rovesciamento delle terre compatte, nella prima categoria: nella seconda quelli a elicoide alterata, e che serve utilmente nelle terre mediamente forti, o mediamente leggere e la cui zolla difficilmente si mantiene intera nell'atto del rovesciamento: e finalmente nella terza categoria quelli la di cui curva era in basso troncata da una superficie diversa atta a comprimere alquanto la terra lavorata, affinchè non ricada a riempire il solco dietro l'istrumento.

Con questi dati la Classe ha formato i suoi criterii sopra la bontà relativa degl' istrumenti esaminati, e sussidiata dai calcoli resultanti dalle cifre ottenute dagli esperimenti, stabilì il suo definitivo giudizio. Gli aratri sono stati in numero di 63 presentati da 27 Esposi

tori.

Dopo di questi vengono i ripuntatori, i quali presentati nel ristretto numero di tre da espositori troppo ormai conosciuti per la bontà e perfezione de' loro istrumenti, non ebbe la Classe altra cura che quella di porli in esperimento, per confermare la utilità del lavoro da essi prodotto e la bontà della loro costruzione.

Nell' ordine de' lavori de' campi agli aratri ed ai ripuntatori fanno seguito li erpici, e di questi ne sono esposti diversi; vari per forma, e per modo d' agire. Attesa la straordinaria durezza della terra sollevata dalli aratri e sulla quale dovevano questi esperimentarsi, insignificante fu il resultato ottenuto, ma avvertendo che la operazione della erpicatura non si fa mai sopra le aride zolle, ma sempre al seguito di bene. fica pioggia che aiuta al loro stritolamento, il giudizio espresso dalla

Classe fu più formato sull' esame della loro figura, dalla disposizione, forma e potenza de'loro denti, che sui resultati della prova.

Non mancarono a questa mostra, l'estirpatore, la zappa a cavallo, il sarchiatore, il rincalzatore meccanico: dovè però lamentarsi l'assoluta mancanza di istrumenti atti per rompere le zolle, cioè i rulli, li erpici rotanti, o a cilindro, di alcuni de' quali utile sarebbe l'introduzione e la diffusione in molte parti d'Italia.

Furono in picciol numero, li istrumenti a mano, come vanghe, pale, badili, zappe e bidenti, di alcuni de' quali la Classe apprezzò il merito e riconobbe la utilità particolarmente per la piccola cultura e per la cultura arbustina.

Esposte le massime generali che la Classe si è proposta a guida del proprio esame, tenuto conto delle circostanze speciali sopra notate ha dichiarato unanime meritevoli di premio i seguenti Espositori.

1. Il signor LOTARIO DI CARLO BACCIOLANI di Modena, per i suoi erpici articolati adattati a varie culture e a terreni di diversa qualità.

2. Il signor conte GUGLIELMO DE CAMBRAY-DIGNY, per il suo aratro da rinnuovo con ruota alla punta della bure per i terreni resistenti, e per la bella collezione di istrumenti da lavorare la terra costruiti nella sua officina di Schifanoia a San Piero a Sieve.

[ocr errors]

3. Il signor BENEDETTO CIAPETTI di Castelfiorentino, per la ricca collezione di istrumenti da lavorare la terra costruiti nella fabbrica di Meleto da lui diretta.

4. Il signor GIOVANNI FEZIA di Trumello in Piemonte, per i suoi aratri Dombasle perfezionati, per la semplicità della montatura, per la solidità, eleganza e leggerezza della costruzione, per la modicità del prezzo, e per il buon lavoro che eseguiscono.

5. Il signor GIO. BATTA. FISSORE di Tortona,

[ocr errors]

per l'utile modificazione introdotta nell' aratro Dombasle. 6. La ditta GAUTHIER E C. di Torino,

per li aratri del sistema Sambuy costruiti nelle loro officine.

7. I signori fratelli GIACOMELLI di Treviso,

[ocr errors]

per la zappa cavallo moltiplice, per l'erpice spianatore de' prati, per la ricca collezione degli istrumenti da lavorare la terra usciti dalla loro fabbrica.

8. Il signor BALDASSARRE GOTTI di Ghizzano,

per la buona riproduzione nel suo laboratorio de' migliori aratri, che si distinguono per la solidità del lavoro e per la economia del prezzo.

« VorigeDoorgaan »